No, per quanto stava nelle mie possibilità, non volevo più sentir parlare di “malattia”.
Per oltre trent’anni avevo lavorato, anche se in un ruolo amministrativo, presso una struttura di prevenzione oncologica, a contatto, seppur indiretto, con tante tristi storie di sofferenza.
Avevo assistito mia madre con un tumore al colon (poi superato), in un faticoso percorso di sedute chemioterapiche, controlli, esami, ansie.
E, infine, mio marito venuto a mancare in quattro mesi per una terribile forma di cancro inoperabile. No, volevo scrollarmi di dosso l’angoscia che il dolore porta con sé. Siamo persone con tutte le nostre debolezze e fragilità.
Ma proprio in occasione della malattia di mio marito ho incontrato l’Associazione Pallium e tanta disponibilità e competenza. E mi si è aperto un mondo, un mondo di solidarietà, di comune sentire, di voglia di esserci.
Ho cominciato a pensare alla malattia non come un mostro da esorcizzare ma come un tramite per poter offrire ad altri la forza fatta anche solo di semplici parole e piccoli gesti. E’ proprio il dolore, spesso nostro malgrado, che fa nascere dentro di noi quella forza, che può trasformarsi in un tramite, come un ponte, per ricevere da altri che stanno precipitando e cercando disperatamente di aggrapparsi ad un barlume di speranza, lo stimolo a non mollare mai.
E sono diventata volontaria Pallium.
Patrizia, volontaria Pallium
Bravissima ❤
2 Marzo 2017 at 17:35Stupendo gruppo…1x tutti..tutti x uno…
2 Marzo 2017 at 17:38